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giovedì 2 aprile 2015

HUMANDROID (CHAPPIE) DI NEILL BLOMKAMP

Questa recensione in anteprima è stata scritta dall'amico Luca Zanovello che abitualmente collabora con il sito throughtheblackhole.com, accreditato al mio posto per l'occasione . 



Tutti i veri fan della fantascienza attendevano “Chappie” col fiato sospeso, per capire che direzione avrebbe preso la carriera bipolare del regista sudafricano Neill Blomkamp. 
Il suo esordio (District 9) aveva fatto legittimamente gridare al miracolo, ma il successivo Elysium aveva fatto sorgere più di un dubbio sull’ipotesi che il filmmaker di Johannesburg potesse rappresentare un fulgido futuro del genere sci-fi.
Lo scenario del film è proprio la metropoli del regista, mentre il tempo è un futuro prossimo nel quale la polizia si avvale di rivoluzionari androidi per combattere la dilagante criminalità.


Il merito è del giovane scienziato Deon (Dev Patel, The Millionaire), capace di progettare evolutissimi soldati robot al servizio del governo sudafricano.
Parallelamente però, Deon sta ultimando in segreto degli studi supplementari, che potrebbero permettergli di conferire ai suoi “pargoli” una coscienza e un’abilità di apprendere molto simili a quelle umane, trasformando delle semplici macchine da guerra in ben più complesse entità senzienti.
Il primogenito di questo folle e rivoluzionario esperimento è Chappie, amabile androide che Deon vorrebbe plasmare con dedizione, come si fa con un bambino. 
Ma il violento clima di Johannesburg – alla mercè di feroci bande criminali e sleale concorrenza scientifica - corromperà tutto, anche le cose pure e indifese come Chappie.


A dispetto dell’agghiacciante traduzione del titolo made in Italy (Humandroid, alla gogna chi ha avuto questa brillante idea!), Chappie non può che dare una risposta positiva al dilemma che ci opprimeva nelle prime righe: Blomkamp risolleva asticella e credibilità con un racconto solidissimo, commovente ed entusiasmante, tenero quando serve ma incredibilmente spietato.
In una città caotica che emana malvagità, Chappie non rappresenta solo l’evoluzione scientifica e l’avvicinamento dell’animo umano al contenitore metallico (tema sempre e comunque caro alla tradizione fantascientifica), ma incarna quella scintilla di bene e di speranza che rischia di non germogliare e di essere spazzata via.


Lui è l’innocenza di un bambino o di un animale, e di rimando evidentissima icona da marketing (a proposito, esiste già l’action-figure?): un Robocop senza rancore, un Wall-E piantato sulla terra. E a volte, nelle appassionanti pieghe narrative del racconto, anche un trattato ambulante sull’importanza e sulla precarietà dell’esistenza.
Con una punta di retorica, vero, ma anche una dose perfetta di brutalità (come accadde in District 9), che non offre alibi alla recondita malvagità umana: se vogliamo, una rappresentazione dell’essenza stessa del nostro animo, potenzialmente e originariamente puro ma in bilico sul precipizio della corruzione.


Attorno al docile e spaurito protagonista si avvicendano personaggi in bilico tra giustezza e cliché, dal duo criminale Yolandi+Ninja (2/3 della band sudafricana Die Antwoord) all’opaco ingegnere Vincent (Hugh Jackman) passando per l’immancabile “esperta in materia” Sigourney Weaver.
Laddove il copione è prevedibile nei canoni del genere, Blomkamp compensa con ironia e qualche elemento all’insegna dell’autocompiacimento. La sua regia è matura e lucida, impreziosita da trovate visive meravigliose nei momenti d’azione e nell’estetica di robot e personaggi umani. Chappie è fantascienza di gran livello, stimolante nei pensieri e nei sensi, che lascia con un po’ di groppo in gola. E tanta voglia di action-figure.
Nei cinema dal 9 aprile.
Voto: 8/10
Luca Zanovello


2 commenti:

  1. NON VEDO L'ORA DI VEDERLO! :D
    E il fatto che il tuo amico lo promuova mi fa davvero ben sperare!

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