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lunedì 26 gennaio 2015

THE IMITATION GAME di Morten Tyldum



 Manca meno di un mese dall'assegnazione degli ambitissimi Academy Awards e The Imitation Game è in lizza, tra gli altri, per il premio come miglior film. Era quindi d'obbligo vederlo, Dalle prime recensioni lette in giro per la rete abbiamo subito annusato il forte odore di ciò che è d'uso definire "film ruffiano" o, ancora più volgarmente, "paraculata". Dopo la visione del film questa sensazione si è trasformata in certezza. Ma andiamo per ordine. Come ben saprete ormai tutti, The Imitation Game è il film che racconta come Alan Turing (Benedict Cumberbatch) genio accademico inglese, esperto in crittografia, riuscì a realizzare una macchina in grado di decifrare i messaggi in codice dei nazisti durante la seconda Guerra Mondiale, in maniera tale che l'esercito inglese potesse anticiparne le mosse e sconfiggerli militarmente. Tutto il film gira intorno alla figura controversa di Turing e Cumberbatch, ricordando un po' il suo Sherlock della fortunata serie TV, lo interpreta magistralmente, e possiamo concordare con l'Academy per la sua nomination a miglior attore protagonista. 


Ciò che lascia perplessi, però, è che nel finale il film vira bruscamente abbandonando il discorso storico-biografico in favore di un discorso sociale. Sebbene ci siano un po' di accenni nel corso del film sullo status di "personaggio particolare" di Turing, Tyldum è parso comunque dare molta più importanza alla Macchina creata da questi, senza però entrare in profondità con le spiegazioni tecniche (giustificato, in parte, dal fatto che molte informazioni sono ancora tenute chiuse a chiave in qualche cassaforte dell'MI6) e dando così quel senso di smarrimento allo spettatore che non si spiega come quella macchina sia passata dalla più totale inutilità al suo perfetto funzionamento. 


D'altro canto, le didascalie finali che illustrano come tantissimi omosessuali siano morti per mano della Corona (compreso Turing, che, si dice, si è suicidato dopo la castrazione chimica) paiono essere state messe solo per strappare qualche lacrima al pubblico e per dare quel senso di "sociale" al film, ammiccando così anche alle facilmente impressionabili giurie da cine-festival, non ultima quella dell'Academy. Quindi la carne al fuoco messa da Tyldum è indubbiamente tanta, ma risulta alla fine cotta solo in superficie e quel che ne rimane è un film che, a dispetto delle lodi che moltissimi gli stanno tessendo, è ampiamente dimenticabile, nonostante il grande cast (Cumberbatch grandissimo), la bella colonna sonora e la fotografia vintage azzeccatissima. Non ci aspettavamo molto da questo film e, come accade quasi sempre, le nostre aspettative sono state rispettate. Ora dovrebbe essere il turno de "La Teoria del Tutto", ma abbiamo la medesima sensazione che avevamo prima di vedere "The Imitation Game". 
Voto: 5/10. 
Luca Cardarelli. 


venerdì 23 gennaio 2015

ITALIANO MEDIO di Maccio Capatonda: una recensione vera di un film finto.


Anche il Cinema italiano ha il suo "Machete": Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, ha creato il suo film "Italiano Medio" partendo da un fake trailer di quelli che spesso la Gialappa's Band mandava in onda durante i suoi programmi. Tutti almeno una volta abbiamo visto il trailer de "La Febbra", "L'uomo che usciva la gente" o "Emmobbastaveramenteperò" e ci siamo fatti delle grasse risate. Ecco, Italiano medio è un mega fake trailer di un'ora e quaranta che però è solo superficialmente demenziale. La cosa brutta è che personaggi come Giulio Verme (interpretato dallo stesso Maccio) esistono veramente. Ovviamente il tutto viene ingigantito e gonfiato per risultare oltremodo comico. Ma provate a negare che ormai il popolo degli "Italiani medi" è ipnotizzato dalla televisione e dai vizi come fossero tanti Giulio Verme messi insieme. 
Il film si dipana come una grande parodia di "Limitless" (sì, quello con Bradley Cooper) e "Hunger Games". Il Nostro Giulio Verme è il classico laureato italiano finito a fare l'operatore ecologico per mancanza di altri lavori e nello stesso tempo è un convinto attivista ecologista vegano sposato con una sua "simile". Un giorno Giulio si imbatte in un suo ex compagno di scuola, Alfonzo (Luigi Luciano alias Herbert Ballerina), uno scemo di prima categoria, che gli offre una pillola capace di modificare le facoltà mentali. Ingerita la pillola Giulio si trasforma in un buzzurro, tutto gnocca e cocaina, amante della mondanità e dei reality show (MasterVip condotto da Rupert Sciamenna in versione Stanley Tucci di Hunger Games). E' un continuo ping pong tra il Giulio Verme "sano" e quello "malato". 


Tra gags già viste nei sopra citati fake trailers e un po' di tempi morti il film strappa numerose risate dal retrogusto amarognolo che è proprio di quell'umorismo basato su ciò che, purtroppo, è la società italiana di questi anni. 
Sempre presenti i vari Rupert Sciamenna, Anna Pannocchia e Ivo Avido, con la partecipazione straordinaria Nino Frassica e le comparsate di personaggi della TV e della radio (Pierluigi Pardo di Sky e Paolo Noise di Radio Deejay). Italiano Medio è il film che prende per i fondelli probabilmente il 90% delle persone che lo andrà a vedere al cinema. Come, del resto, già aveva fatto Checco Zalone con il suo "Sole a Catinelle". Ma tanto non se ne accorgeranno.   
Dal 29 gennaio al cinema.
Luca Cardarelli. 



mercoledì 21 gennaio 2015

STILL ALICE di Wash Westmoreland e Richard Glatzer


Ci sono film nati apposta per svaligiare i vari festival (americani e non) durante l'Awards Season puntando tutto sulle lacrime facili. Still Alice è uno di questi. E infatti Julianne Moore, che ne interpreta la protagonista Alice Howland, una docente di linguistica che scopre di essere affetta dal Morbo di Alzheimer precoce ereditario, ha fatto incetta di statuette, globi e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare alla candidatura all'Oscar. Non vi facciamo attendere oltre: premi vinti e candidatura ottenuta con pieno merito. La Moore in "Still Alice" è fenomenale, e si capisce perchè non sia stata presa in considerazione l'altrettanto valida sua interpretazione in "Maps to the Stars" di David Cronenberg. Fatta questa doverosissima premessa, se si deve analizzare il film nel suo complesso, l'entusiasmo cala un po'. Primo perché non si può condensare in soli 100 minuti una storia del genere. Secondo perché, di conseguenza, tutte le fasi cruciali dell'incedere inesorabile del morbo di Alzheimer sono trattate in maniera molto superficiale, magari sottolineate solo da un pianterello per far commuovere ulteriormente lo spettatore già in lacrime per tutta la situazione (e la Moore dà una mano anche in questo). "Still Alice" dovrebbe anche raccontare come la famiglia di Alice si pone di fronte a questa terribile tragedia che consiste nel perdere a poco a poco un proprio caro. 


Ma invece i familiari, salvo il marito (Alec Baldwin) e la figlia minore (Kristen Stewart, monoespressiva come al solito) , sono tenuti molto alla larga dal duo di registi che hanno adattato alla pellicola un romanzo di Lisa Genova (in Italia conosciuto come "Perdersi"), in favore di un'oppressivo "One Woman Show" retto bene da Julianne Moore, ma alla lunga stancante e ripetitivo. 
Molto probabilmente se si fosse pensato un po' più alla coralità e un po' meno all'individualità della protagonista, "Still Alice", conoscendo i gusti dell'Academy (Dallas Buyers Club, 12 anni schiavo, The Theory of Everything ecc.), avrebbe potuto concorrere per ben più di una singola statuetta ai prossimo Academy Awards.
Film, "Still Alice", che, se non fosse per Julianne Moore, andrebbe dritto dritto nel cassetto etichettato con "Dimenticabili".
Voto: 5/10. 
Luca Cardarelli.  


lunedì 19 gennaio 2015

JOHN WICK DI DAVID LEITCH E CHAD STAHELSKI

 

Avete presente quei film degli anni '80 come "Commando", "Rambo - First Blood", "Codice Magnum" nei quali il protagonista, ferito nell'animo imbraccia fucili, impugna pistole e arma i pugni pur di vendicare il torto subito? Ecco, John Wick - film che vede la rinascita dalle ceneri di Matrix di un Keanu Reeves in forma più che smagliante - è un loro discendente diretto. Così come lo è stato il recentissimo "The Equalizer" di Antoine Fuqua con il grande Denzel Washington.


Ma a differenza di Robert McCall (The Equalizer) John Wick non ha un codice etico/morale. Non è un ex agente segreto, ma è un sicario pentito, uscito dal giro da un po' di anni, che ha messo la testa a posto, si è sposato e vive felice con sua moglie. Fino a che questa non muore affetta da una non meglio precisata malattia. Trovatosi improvvisamente vedovo, Wick vede recapitarsi a casa una cucciola di Beagle (Daisy), in qualità di ultimo regalo della sua amata moglie, con allegato un bigliettino in cui lei lo esorta a non dimenticare mai come si fa ad amare. E dunque questo cane è importante per John. Molto importante.


Ora, John Wick ha la passione per le auto sportive, tipo quei bolidi di Fast and Furious (ha una Mustang del 1969 da paura). Un giorno, facendo rifornimento in una stazione di servizio, un giovanotto dal forte accento russo, Iosef Tarasof, lo avvicina e gli chiede quanto voglia per vendergli il bolide. John gli fa intendere che la Mustang non è in vendita. Sembra finita lì, ma una notte Iosef piomba in casa di Wick con dei suoi scagnozzi, gli ammazza il cane e gli ruba la macchina. Gli scagnozzi muoiono tutti la notte stessa per mano di John, mentre il giovane riesce a scappare. Si verrà a scoprire che il giovane è figlio del boss della mafia russa a New York, Viggo Tarasof, che John conosce molto bene per averci avuto a che fare in passato.


Seguirà una carneficina che nemmeno Beatrix Kiddo contro gli 88 folli alla Casa delle Foglie Blu.
Apprezziamo molto i film "nudi e crudi" come questo "John Wick". Magari non stiamo parlando di un grande capolavoro, anzi, questo action movie è dozzinale, pacchiano, ultraviolento e privo della benché minima intenzione di trasmettere un qualche profondo messaggio filosofico. "John Wick" è intrattenimento puro. E' violenza quasi fine a se stessa. Un film sulla vendetta di un uomo che ha voluto cancellare il suo passato, ma che in realtà è sempre un Killer spietatissimo. Il John Wick "pensionato" muore con la cagnetta. Dopo ritorna il John Wick spietato assassino. Rinascita, vendetta, spietatezza e azione forsennata. Un percorso ad ostacoli che, come in un videogame, diventano sempre più difficili da superare man mano che ci si avvicina al "mostro" finale. E durante il tragitto assistiamo ad una serie infinita di momenti "Waddafuck", di crudeli esecuzioni (non vedevamo così tante pistolettate in testa dai tempi di Schindler's list), di lotte senza esclusioni di colpi. Un film che va a mille all'ora, ma la cui tensione viene stemperata da gags da sorrisi a denti stretti inserite qua e là. Molto originale l'idea di un quartier generale dei killer "travestito" da Hotel di lusso situato nel centro di New York, con delle regole da rispettare e un linguaggio in codice da utilizzare sempre.


Colonna sonora molto "Industrial" che vede Marilyn Manson assoluto protagonista e rimane sempre sui toni dark per tutta la durata del film. Un montaggio frenetico, quasi tutte le scene sono girate di notte o in locali dove l'oscurità la fa da padrone. E poi c'è tutta la serie di personaggi tipici di questo genere di film: il cattivo, il figlio del cattivo, l'amico/collega ambiguo (Willem Dafoe) che non sai mai se sta dalla parte del protagonista o meno, gli scagnozzi più o meno imbranati e la femme fatale.
C'è la tradizione action a stelle e strisce ma anche molta innovazione, quindi. Il tutto sapientemente gestito dalla regia di due esordienti o quasi : sia Stahelsky che Leitch sono stuntman che si sono dati all'attività registica da pochissimo, in particolare Leitch ha fatto da aiuto regia e action director in film come In Time, Parker e The Host.
Keanu Reeves, infine, sembra non essere assolutamente invecchiato e, sorprendentemente, veste i panni da vendicatore solitario alla perfezione. Anche se il duo registico lo nega, il personaggio di Wick è molto vicino a quello di Neo, non tanto nella psicologia, ma nei comportamenti durante le estenuanti lotte corpo a corpo di cui è pieno zeppo il film.
Il cinema action americano sta vivendo una seconda giovinezza grazie a film come questo che stanno uscendo sempre più frequentemente e che costituiscono una valida alternativa al cinema impegnato o d'autore.
Promosso a pieni voti: un bell'8 pieno. Divertente. Adrenalinico. Sanguinolento. Da vedere sospendendo l'incredulità dal primo fotogramma all'ultimo.
Dal 22 gennaio nei cinema.
Luca Cardarelli


venerdì 16 gennaio 2015

CRITICS' CHOICE MOVIE AWARDS 2015: TUTTI I VINCITORI


Passati un po' in sordina, i premi della critica sono stati assegnati stanotte e non hanno fatto altro che confermare quanto i Golden Globes e le successive Nomination agli Academy Awards non abbiano già decretato: si spartiranno tutti i premi principali Boyhood e Birdman e agli altri rimarranno solo le briciole (a meno di clamorosi colpi di scena). Per lo meno qui si sono ricordati che esistono anche "INTERSTELLAR" e "GONE GIRL", a differenza di Globi e Oscar. Ecco dunque la lista completa delle assegnazioni: 

Miglior Film: Boyhood - Richard Linklater;

Miglior Attore: Michael Keaton – Birdman;

Miglior Attrice: Julianne Moore – Still Alice;

Miglior Attore non protagonista: J.K. Simmons – Whiplash;

Miglior Attrice non protagonista: Patricia Arquette – Boyhood;

Miglior Giovane Attore: Ellar Coltrane – Boyhood;

Miglior Gruppo di attori: Birdman;

Miglior Regista: Richard Linklater – Boyhood;

Miglior Sceneggiatura Originale: Birdman – Alejandro Inarritu, Nicolas Gabon, Armando Bo, Alexander Dinelaris;

Miglior Sceneggiatura non originale: Gone Girl – Gillian Flynn (Toh, guarda...);

Miglior Fotografia. Birdman – Emmanuel Lubezki;

Miglior Scenografia: The Grand Budapest Hotel – Adam Stockhausen/Production Designer, Anna Pinnock/Set Decorator;

Miglior Montaggio: Birdman – Douglas Crise, Stephen Mirrione;

Migliori Costumi: The Grand Budapest Hotel – Milena Canner

Miglior "HAIR & MAKEUP" Guardians of the Galaxy;

Migliori Effetti Speciali: Dawn of the Planet of the Apes (Che in Italia sarebbe "Revolution" e ancora rido pensando ai geni dei traduttori di titoli);

Miglior Film d'animazione: The LEGO Movie (scandaloso non avergli conferito almeno la nomination all'Oscar);

Miglior Film d'azione: Guardians of the Galaxy;

Miglior Attore in un film d'azione: Bradley Cooper – American Sniper;

Miglior Attore in un film d'azione: Emily Blunt – Edge of Tomorrow;

Miglior Commedia: The Grand Budapest Hotel;

Miglior Attore in una Commedia: Michael Keaton – Birdman;

Miglior Attrice in una Commedia: Jenny Slate – Obvious Child;

Miglior Film di Fantascienza/Horror: Interstellar (Toh, guarda...);

Miglior Film Straniero: Force Majeure - Ruben Östlund;

Miglior Documentario: Life Itself - Steve James;

Miglior Canzone: “Glory” – Common/John Legend – Selma;

Miglior Colonna Sonora: Antonio Sanchez – Birdman;

giovedì 15 gennaio 2015

ACADEMY AWARDS 2015: LE NOMINATION!!!



Ecco tutte le nomination ai prossimi Academy Awards, la cui cerimonia si terrà in data 22 febbraio 2015 al Dolby Theatre di Los Angeles e verrà condotta dalla star della Serie TV "How I met your mother" (presente anche nel cast di Gone Girl, grande escluso dalla lista dei possibili vincitori della statuetta per miglior film) NEIL PATRICK HARRIS:

Miglior film

American Sniper
Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

Miglior regia

Alejandro G. Inarritu per Birdman
Richard Linklater per Boyhood
Bennett Miller per Foxcatcher
Wes Anderson per Grand Budapest Hotel
Morten Tydlum per The Imitation Game

Miglior attore protagonista

Steve Carell per Foxcatcher
Bradley Cooper per American Sniper
Benedict Cumberbatch per The Imitation Game
Michael Keaton per Birdman
Eddie Redmayne per La teoria del tutto

Miglior attrice protagonista

Marion Cotillard per Due giorni, una notte
Felicity Jones per La teoria del tutto
Julianne Moore per Still Alice
Rosamund Pike per L'amore bugiardo
Reese Witherspoon per Wild

Miglior attore non protagonista

Robert Duvall per The Judge
Ethan Hawke per Boyhood
Edward Norton per Birdman
Mark Ruffalo per Foxcatcher
J.K Simmons per Whiplash

Miglior attrice non protagonista

Patricia Arquette per Boyhood
Laura Dern per Wild
Keira Knightley per The Imitation Game
Emma Stone per Birdman
Meryl Streep per Into the Woods

Miglior sceneggiatura originale

Birdman
Boyhood
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Lo sciacallo - Nightcrawler

Miglior sceneggiatura non originale

American Sniper
The Imitation Game
Vizio di forma
La teoria del tutto
Whiplash

Miglior film straniero

Ida (Polonia)
Leviathan (Russia)
Tangerines (Estonia)
Timbuktu (Mauritania)
Storie Pazzesche (Argentina)

Miglior film d'animazione

Big Hero 6
The Boxtrolls
Dragontrainer 2
Song of the Sea
The Tale of the Princess Kaguya

Miglior fotografia

Birdman
Grand Budapest Hotel
Ida
Mr. Turner
Unbroken

Miglior montaggio

American Sniper
Boyhood
Grand Budapest
The Imitation Game
Whiplash

Miglior scenografia

Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Mr. Turner

Migliori costumi

Grand Budapest Hotel
Vizio di forma
Into the Woods
Maleficent
Mr. Turner

Miglior trucco e acconciature

Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Guardiani della Galassia

Migliori effetti speciali

Captain America: The Winter Soldier
Apes Revolution
Guardians of the Galaxy
Interstellar
X-Men: Days of Future Past

Miglior sonoro

American Sniper
Birdman
Interstellar
Unbroken
Whiplash

Miglior montaggio sonoro

American Sniper
Birdman
Lo Hobbit
Interstellar
Unbroken

Miglior colonna sonora originale

Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Interstellar
Mr. Turner
La teoria del tutto

Miglior canzone

The Lego Movie
Selma
Beyond the Lights
Begin Again
Glen Campbell... I'll be me

Miglior documentario

Citizenfour
Finding Vivian Maier
Last Days in Vietnam
The Salt of the Earth
Virunga

Miglior corto documentario

Crisis hotline: Veterans press 1
Joanna
Out Curse
The Reaper
White Earth

Miglior cortometraggio

Aya
Boogaloo and Graham
Butter Lamp
Parvaneh
The Phone Call

Miglior cortometraggio d'animazione

The Bigger Picture
The Dam Keeper
Feast
Me and My Moulton
A Single Life

lunedì 12 gennaio 2015

GOLDEN GLOBES 2015. Ecco com'é andata.


Per la prima volta in vita mia ho avuto la forza di rimanere alzato di notte per seguire (quasi tutta, per il resto c'è Mysky) la cerimonia di consegna dei Golden Globes, che si presume sia una piccola anticipazione del gran gala che si terrà il 22 febbraio prossimo al Samuel Goldwyn Theater in Beverly Hills, ovvero la cerimonia di consegna degli Academy Awards o, per gli amici, degli Oscar. 
I miei pronostici erano tutti a favore di "True Detective" per la TV, e di "Boyhood" per il cinema, con la speranza che Interstellar vedesse quella sua unica nomination (Colonna sonora) trasformarsi in premio. Inoltre auspicavo un trionfo per Rosamund Pike per la sua interpretazione più che magistrale in "Gone Girl". Ma la realtà è stata un po' diversa. A fare incetta di premi per la TV sono stati Fargo, "House of Cards", "The Affair" e altre serie o miniserie a me sconosciute come "Transparent" e "Jane the virgin". Per quanto riguarda il cinema invece la soddisfazione è palpabile, dato che Boyhood si è aggiudicato ben tre premi (due dei quali per Miglior film drammatico e miglior regia), "The Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson (molto simpatico il suo discorso di ringraziamento) ha vinto come miglior film commedia o musicale, ed Amy Adams si è aggiudicata il premio come Miglior Attrice in un film Commedia o musicale (Big Eyes). "Birdman" di Inarritu (in Italia non ancora uscito) si è portato a casa il premio per la miglior sceneggiatura e miglior attore protagonista in un film commedia o musicale. 
Delusione, rammarico e anche un pizzico di rabbia per la mancata vittoria di Hans Zimmer con la colonna sonora di "Interstellar". 
Complimenti a George Clooney, premiato per la sua carriera con il Cecile B. DeMille Award. 

Ecco, nel dettaglio, l'intera lista dei vincitori dei Golden Globes 2015:   

CINEMA:
- Miglior Film – Drammatico: Boyhood;
- Miglior Film – Commedia/Musical: The Grand Budapest Hotel;
- Miglior Attore in un Film Drammatico: Eddie Redmayne, La Teoria del Tutto;
- Miglior Attore in una Commedia: Michael Keaton, Birdman;
- Migliore Attrice in un Film Drammatico: Julianne Moore, Still Alice;
- Migliore Attrice in una Commedia: Amy Adams, Big Eyes;
- Migliore Attore non Protagonista: J.K. Simmons, Whiplash;
- Migliore Attrice non Protagonista: Patricia Arquette, Boyhood;
- Miglior Regista: Richard Linklater, Boyhood;
- Miglior Sceneggiatura: Birdman;
- Miglior Colonna Sonora: Jóhann Jóhannsson, La Teoria del Tutto;
- Miglior Canzone Originale: Glory, Selma (John Legend, Common);
- Miglior Film Straniero: Leviathan (Russia);
- Miglior Film d'Animazione: Dragon Trainer 2;
TELEVISIONE:
- Miglior Serie Tv Drammatica: The Affair;
- Migliore Attore in una Serie Tv Drammatica: Kevin Spacey, House of Cards;
- Miglior Attrice in una Serie Tv Drammatica: Ruth Wilson, The Affair;
- Miglior Serie Tv Commedia: Transparent;
- Miglior Attore in una Serie Tv Commedia/Musical: Jeffrey Tambor, Transparent;
- Migliore Attrice in una Serie Tv Commedia/Musical: Gina Rodriguez, Jane the Virgin;
- Miglior Miniserie o Film Tv: Fargo;
- Miglior Attore in una Miniserie o Film Tv: Billy Bob Thornton, Fargo;
- Migliore Attrice in una Miniserie o Film Tv: Maggie Gyllenhaal, The Honorable Woman;
- Miglior Attore non protagonista in una Miniserie o Film Tv: Matt Bomer, The Normal Heart;
- Migliore Attrice non protagonista in una Miniserie o Film Tv: Joanne Froggatt, Downton Abbey.
FUORI CONCORSO:
- Cecil B. DeMille Award a George Clooney.


venerdì 9 gennaio 2015

2014: UN ANNO DI CINEMA


Quello che si é appena concluso è stato un anno ricco di soddisfazioni personali dal punto di vista cinematografico. Innanzitutto ho iniziato a partecipare, grazie alla amica Emanuela di Theoscarface, alle anteprime stampa di Milano, il che mi ha portato anche a conoscere un sacco di gente simpatica. Ma a parte questo, è stato l'anno in cui probabilmente ho visto più film in assoluto: al cinema e a casa. Non so nemmeno a quanto ammonta il numero totale, so solo che sono TANTI!!! 
Belli, brutti, noiosi, divertenti, tristi, allegri, tamarri: basta che siano film!!! L'anno 2014 inizia col botto con due veri e propri colossi come "American Hustle" di David O. Russell e "The Wolf of Wall Street" di Martin Scorsese. Due film chiacchieratissimi, che hanno fatto discutere non poco gli appassionati di cinema: chi li ha amati (io e molti altri) e chi li ha detestati (moltissimi altri). Due film che si sono scontrati in sede di Oscar ma che hanno portato a casa meno di quanto ci aspettassimo (povero Leonardino Di Caprio, nemmeno ficcarsi una candela nel deretano ha impietosito l'Academy che gli ha preferito Matthew McConaughey e Jared Leto). In una personale classifica di gradimento questi due film occuperebbero posizioni molto alte.




Proseguendo il cammino cinefilo del 2014, impossibile non ricordare "Dallas Buyers Club", di Jean Marc Vallee con i premiatissimi Jared Leto (Oscar al miglior attore non protagonista) e Matthew McConaughey (Oscar  al miglior attore protagonista) : Film tanto bello quanto "pesante". Anch'esso degno di stare in alto nella mia classifica di gradimento. Ho apprezzato poi 12 anni schiavo di Steve McQueen, con due premi oscar al suo attivo (miglior film e attrice non protagonista),


Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen (di cui, mi pare, molti si sono dimenticati nello stilare le loro classifiche di fine anno)  con un grande Oscar Isaac, una bravissima Carey Mulligan ed un sorprendente Justin Timberlake, senza tralasciare una piccola perla del cinema comico italiano come Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, col quale si è riso ma si è anche riflettuto su una certa realtà del mondo del lavoro in Italia.


Non sono mancate le tamarrate, che io ho amato con fierezza: Need for Speed e 300 - l'alba di un impero, veramente trash, ma due film veramente gustosi, almeno per i miei gusti.
Il film più scioccante dell'anno per il sottoscritto è stato Miss Violence, del greco Alexandros Avranas, passato come un fulmine nei cinema italiani dopo la sua partecipazione a Venezia 2013 dove si è aggiudicato un Leone d'Argento per la miglior regia: infatti ho dovuto usufruire, ahimè, di canali alternativi per visionarlo. Dire che sono rimasto a bocca aperta per mezz'ora dopo la fine del film non è affatto un'esagerazione. Un vero e proprio pugno nello stomaco. Film comunque straordinario.


Proseguendo nel cammino cinefilo, oltre a tutti i vari cinecomics (e ce ne sono tanti) di cui non sto a farla troppo lunga, quest'anno ho finalmente coronato il mio sogno di gustarmi al cinema il capolavoro dei capolavori firmato Quentin Tarantino: Pulp Fiction, riproposto nelle sale "The Space" in occasione del ventennale della sua uscita. E' stato emozionantissimo.  Ancora di più di quando vidi "Ritorno al Futuro" in una sala gremita di fans della trilogia di Zemeckis...


E' stato anche l'anno dello scandaloso Nymphomaniac, film di cui si è straparlato e che, personalmente, ritengo abominevole, anche se devo ammettere che Lars Von Trier ha avuto un gran bel coraggio a proporre questo tipo di film. Comunque a me ha fatto gran schifo.
Altro bellissimo film del 2014 è sicuramente "Only lovers left alive" di Jim Jarmush: un'opera che tratta in maniera originalissima l'abusatissimo tema vampiresco con protagonisti due stelle luminosissime come Tilda Swinton e Tom Hiddleston, veramente perfetti nei panni dei vampiri girovaghi. Altro titolo degno di entrare a far parte dei top del 2014, dunque.


Ma non è finita qui, il 2014 ci ha regalato anche lo straziante ma bellissimo "Alabama Monroe - Una storia d'amore", del belga Felix Van Groeningen,  che mi ha strappato più di una lacrima e che mi ha fatto conoscere la musica Bluegrass, talmente dolce ed armoniosa, da ammorbidire la spigolosa tristezza di cui il film è pregno.


Rimanendo in tema di riproposizioni cinematografiche, ricordo con piacere di aver assistito ai tre episodi che compongono la straordinaria trilogia del dollaro, nella versione restaurata dalla cineteca di Bologna: un'esperienza quasi mistica che non ha fatto altro che elevare all'ennesima potenza il mio amore per il cinema di Sergio Leone e per il genere da lui perfezionato, ovvero lo "Spaghetti Western".
Anche "The Grand Budapest Hotel" dell'hipsterissimo Wes Anderson, figura tra i film che più mi hanno colpito quest'anno. Un coloratissimo e divertentissimo film che mescola al suo interno comicità intelligente, romanticismo, storia e anche azione (ovviamente tutti ingredienti filtrati dalla stravaganza dell'eccentrico regista Texano).


Durante la seconda metà dell'anno, tra i film degni di essere menzionati troviamo sicuramente il nostrano "Anime Nere" di Francesco Munzi, grazie al quale osserviamo da una diversa prospettiva il mondo della 'Ndrangheta incorniciato nel piccolissimo comune Calabrese di Africo. Un film duro e cupo, ma eccezionale.


Scorrendo oltre arriviamo ad altri pezzi forti che fanno compagnia ai migliori della prima metà del 2014: iniziamo con "The Equalizer", un bellissimo action movie in stile anni '80 con un maiuscolo Denzel Washington nei panni del giustiziere solitario (sulla scia del telefilm "un giustiziere a New York", che compare anche in una sequenza di "The Wolf of Wall Street" ). Sempre in campo Action, ma sconfinante nel genere Thriller, "Lo Sciacallo" ("Nightcrawler") può essere benissimo inserito tra i migliori film dell'anno, grazie ad un Jake Gyllenhaal mastodontico ed un finale che mi mette ancora i brividi.


E poi ancora "Interstellar" di Christopher Nolan, di cui ancora si parla in tanti gruppi facebookiani e si polemizza soprattutto. Un film meraviglioso, stupendo ed eccezionale che fa vibrare l'anima così come l'amore move il cielo e tutte l'altre stelle.
Finiamo questo excursus cinematografico citando quelle pellicole che si sono rivelate le vere e proprie bombe di fine anno: Gone Girl - L'amore Bugiardo di David Fincher ed American Sniper di Clint Eastwood (freschissimi di visione). Questi due film me li sono proprio gustati e devo dire che alla fine avevo un senso di soddisfazione che raramente ho provato.
Ma secondo me il miglior film in assoluto dell'anno appena conclusosi è.... RULLO DI TAMBURI...


TADAAAAAANNN!!! Veramente straordinario. Un film emozionante, un esperimento lungo dodici anni riuscitissimo. Linklater ha vinto. Per lo meno su Cuore di Celluloide!!! 

Dedico questo post riepilogativo alla mia Mamma che quest'anno è volata via, ma io la sento e la sentirò sempre al mio fianco. 
Ciao Mamma. Ti voglio bene. 





  

giovedì 8 gennaio 2015

COME AMMAZZARE IL CAPO 2 (Horrible Bosses 2)


Domanda: esiste una legge che impone che venga girato un sequel di un film che ha ottenuto un discreto successo? Ovviamente la risposta è NO, ma a quanto pare ad Hollywood da quell'orecchio non ci sentono e continuano a propinarci sequel, prequel, prequel di sequel e sequel di prequel senza soluzione di continuità. Questa volta è il turno di Horrible Bosses 2, che in Italia uscirà (oggi, N.d.R.) con il titolo di "Come ammazzare il capo 2" (pessima traduzione, come al solito), ovvero il sequel di "Come ammazzare il capo e vivere felici", a sua volta uscito nell'estate 2011, per la regia di Sean Anders (il primo film era stato diretto da Seth Gordon). 


I protagonisti sono sempre loro: Jason Bateman, Jason Sudeikis e Charlie Day, ovvero Nick Hendricks, Kurt Buckman e Dale Arbus. Mentre nel film precedente li avevamo visti alle prese con i loro goffi tentativi di eliminare fisicamente il loro rispettivi capi, in questo nuovo episodio i tre sciamannati brevetteranno e tenteranno di immettere sul mercato un articolo sanitario innovativo: il "DocciaAmico", un doccino che insieme all'acqua farà scendere anche lo shampo e/o il doccia schiuma. I tre fonderanno quindi una società, con l'obiettivo di "essere i capi di se stessi", ma si scontreranno con un ricchissimo businessman che li annienterà economicamente, Burt Hanson impersonato dalla Guest Star Christoph Waltz, e con il di lui figlio Rex (Chris Pine), che organizza un finto rapimento per spartirsi la grana del riscatto con i tre sprovveduti imprenditori, operazione che sfocerà in situazioni grottesche e tragicomiche.


Onestamente, il titolo del film c'entra poco o nulla con quello che succede durante lo sviluppo dell'azione. La struttura narrativa appare alquanto tremolante. Se aggiungiamo che: A) le battute non fanno ridere (salvo rare eccezioni, B) la comicità è sviluppata tutta sulla goffaggine dei tre idioti protagonisti e C) non aggiunge niente a quanto si era già visto nel primo episodio (quello sì, esilarante), possiamo benissimo affermare che, come in tanti altri casi, il sequel fallisce miseramente la missione. Certo, essendo un film demenziale qualche risata la strappa, grazie anche all'intervento del sopracitato Christoph Waltz, di Jamie Foxx (Fottimadre Jones risulterà uno dei personaggi migliori) e del galeotto Dave Harken (Kevin Spacey) che impartisce consigli ai tre Scemotti da dietro le sbarre. Ma per quanto riguarda l'ormai stravista ninfomane Jennifer Aniston (protagonista anche di un Blooper grosso come una casa) possiamo liquidarla come personaggio alquanto inutile (anche se è sempre un bel vedere, intendiamoci). 


Quando poi si scopre che le scene più divertenti sono gli errori sul set mandati durante i titoli di coda, ci si può augurare che non ci sia un terzo capitolo di una saga che avrebbe dovuto fermarsi già dopo il primo fortunato episodio. 
Voto: 6 meno.
Luca Cardarelli