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lunedì 19 agosto 2013

R.E.D. 2


Ecco un altro film vincente in un'estate povera di pellicole memorabili: R.E.D. 2, uno dei pochi Sequel superiori al primo capitolo (della Trilogia?). Eh sì, perchè se nel caso di R.E.D. i giudizi erano positivi, per il secondo episodio mi aspetto di leggere recensioni entusiastiche. La banda di Spie pensionate non sbaglia un colpo: Bruce Willis e John Malkovic formano una coppia ben assortita, in cui Willis è il braccio e Malkovic la mente. Se poi aggiungiamo a questi due Helen Mirrel 




e Catherine Zeta-Jones abbiamo una squadra che abbina l'abilità degli agenti segreti alla perfidia delle Femmes Fatales in un mix esplosivo che dà luogo ad un'audace quanto brillante action comedy che strizza l'occhio da una parte a "The Avengers" e dall'altra a "The expendables". Ciliegina sulla torta l'istrionico Antony Hopkins, grandioso!!!! Non ci sono tempi morti: si alternano sketch comici ad inseguimenti alla "Fast and Furious", esplosioni e sparatorie riempiono piacevolmente la pellicola.

                                     

I nostri ex agenti sono i primi a non prendersi sul serio, strappando sorrisi e persino applausi anche durante le scene più adrenaliniche. Non ricordo di aver mai visto un film così divertente. Nemmeno il primo RED mi aveva divertito tanto. Sembra quasi che la DC abbia ascoltato le troppe critiche incassate per la troppa "seriosità" di film come Man of Steel o The Dark Knight, e abbia commissionato R.E.D. per allentare la tensione psicologica dei personaggi e realizzare un film leggero e scanzonato per dar così filo da torcere alla Marvel che con The Avengers e Iron Man aveva dato un'impronta più giocherellona ai protagonisti. Il primo tentativo, che io reputo lodevole, "The Losers", non ebbe molto successo, ma questa volta credo proprio che la DC Comics abbia fatto centro. 

sabato 17 agosto 2013

Wolverine - l'immortale


Il più Dc dei supereroi Marvel, Wolverine è anche il mio X-Man preferito, per la sua figura Eastwoodiana e per il suo essere così fottutamente rock, tanto da farmi vacillare se mi chiedessero di scegliere tra lui e il Cavaliere Oscuro. Nel secondo film interamente dedicatogli (ricordiamo X-Men - le origini - Wolverine) lo vediamo impegnato nella terra del Sol Levante, tra Tokyo e Nagasaki,  tormentato più che mai dai suoi ricordi e dai suoi incubi,  affiancato per l'occasione dalla sua Guardia del corpo, Yukio, altra mutante in grado di prevedere il futuro, più esattamente la morte di chi gli sta attorno. Logan, barbuto e barbone, viene convinto da Yukio a seguirla per andare a dare l'estremo saluto al Maestro Yashida, ex soldato giapponese salvato dallo stesso Logan ai tempi della Bomba atomica su Nagasaki e poi creatore di un impero scientifico tecnologico. Ad aspettarlo Wolverine troverà il figlio di Yashida, Shingen, e la figlia di questi, Mariko, erede universale (per la rabbia del padre che decide di farla rapire dalla Yakuza) dell'impero creato dal nonno. Al fianco del maestro Yashida c'è un'attraente quanto malvagia dottoressa sotto le cui spoglie si nasconde nientepopodimenoche Viper. Questa, a sommi capi, la trama. Ma addentriamoci nell'analisi critica del film: non avendo letto il fumetto da cui è tratto questo brano della vita del nostro supereroe (la miniserie "Wolverine" scritta da Chris Claremont e illustrata da Franc Miller),  non so dire se il film sia stato fedele o meno alla comic novel, ma una cosa è certa: non è un film noioso. Non mancano le scene d'azione, mixate con sapienza all'introspezione del personaggio che deve fare i conti con la onnipresente (nella sua testa) Jean, la sua amata alla quale, suo malgrado, ha dovuto dire addio, e i flashback ai tempi della guerra (mi è piaciuta  moltissimo la scena dell'esplosione dell'atomica). Inoltre il film presenta alcuni sketch al limite del comico per allentare la tensione e Hugh Jackman è perfetto nell'interpretare un supereroe tanto duro quanto ironico e orso (ma questo lo sapevamo già). Finalmente la Disney non ha calato la sua accetta carica di buonismo e ipocrisia su un personaggio che non può essere al centro di un film per tutta la famiglia, cosa che invece si è puntualmente verificata in Iron Man (non li perodnerò mai per aver ridicolizzato sia la figura del protagonista che quella del Villain, senza dimenticare il taglio degli AC/DC dalla colonna sonora). Quindi posso benissimo dire che Mangold, il regista, ha confezionato proprio un bel prodotto, sicuramente aiutato dal cast e dal personaggio che comunque è garanzia di successo. E ora mettiamoci comodi e attendiamo il nuovo episodio della saga di X-Men, di cui abbiamo un appetitoso bocconcino nella scena finale post titoli di coda. 

martedì 13 agosto 2013

The Purge - La notte del giudizio


Avendo letto qua e là commenti quasi entusiastici riguardo a "La notte del giudizio", non appena tornato dalla gita praghese, il giorno stesso, non ho perso l'occasione per andare a vederlo al cinema. Le premesse di questo film erano ottime: 12 ore di black out totale della legge, in cui tutto è permesso, dal taccheggio all'omicidio, dalla palpatina allo stupro. Tutto ciò ambientato in un futuro non troppo lontano (2022), ovviamente nella patria della libertà, della democrazia e del progresso, ovvero gli Stati Uniti d'America, rifondati dai "nuovi padri fondatori". L'effetto di questo black out, chiamato "lo sfogo" o "la purificazione", è che grazie a queste dodici ore di follia pura, per i restanti 364 giorni e mezzo dell'anno, i crimini sono quasi pari a zero, l'economia ne giova e la disoccupazione è arrivata ai minimi storici. L'azione si svolge, contrariamente a quello che mi aspettavo, non tra le strade di una metropoli, ma tra i corridoi di una più che signorile villetta del più classico dei quartieri di periferia americani, tipo Beverly Hills 90210. La famiglia che abita la casa è quella di un venditore di successo di sistemi d'allarme ideati proprio per proteggersi durante "lo sfogo" annuale, interpretato da Ethan Hawke, con moglie (Lena Headey, già moglie di Leonida in "300") e due figli, di cui il minore con la passione per l'elettronica si rivelerà la prima scintilla di tutto il casino e la maggiore nella fase tardoadolescenziale con relazione con un ragazzo più grande di lei malvisto dal padre e che si intrufola di nascosto in camera sua come faceva Dawson con Joey in Dawson's Creek. Tutto parte dal bambino  che, poco dopo l'inizio dello "sfogo", vede attraverso le telecamere di sorveglianza un uomo di colore che invoca aiuto e lo fa entrare in casa sbloccando il sistema antintrusione. Nello stesso momento il fidanzato della sorella, incoraggiato dalla legge, pensa bene di saltare fuori e tentare di uccidere il padre della sua bella per non avere più la seccatura di fare le cose di nascosto. Subito dopo, un rispettabilissimo giovanotto in divisa da college suona al citofono e prega il capofamiglia di far uscire l'uomo di colore, obiettivo dello sfogo del giovanotto e della sua gang di amici mascherati (avete presente quando Alex in Arancia Meccanica bussa alla porta della clinica gestita dalla gattara? Ecco, una scena del genere). Non ottenendo ciò che vogliono, questi ragazzi, mediante degli Hummer, sderenano le griglie antintrusone e irrompono nella casa.  Stavo dimenticando i vicini di casa che ci ho messo un nanosecondo a individuare come psicopatici e probabili assassini malcelati dietro sorrisi a cinquantadue denti. Ebbene, qui inizia la mia critica al film: 1. il film è paragonabile ad un palazzo di cemento armato (le premesse) con fondamenta in carta pesta (andamento dei fatti/trama/ambientazione). Come dire "l'idea è buona, ma evidentemente al regista-sceneggiatore James De Monaco, è cascata la tazza di caffè sulla sceneggiatura definitiva due giorni prima di iniziare le riprese". Non si è reso conto  che, essendo legale qualsiasi cosa per dodici ore, bastava che uno si procurasse un tot di candelotti di dinamite per far saltare in aria la casa? E invece si presentano questi con dei fucili e delle pistole... 2. Perchè ridurre il set ad una sola casa, quando la storia avrebbe permesso di girare un film super violento "on the road"? 3. Il doppio twist finale è ampiamente telefonato dall'inizio del film, quando la moglie parla con la vicina, chiaramente psycho, e questa le fa capire ampiamente che non va bene che abbiano fatto i soldi vendendo i sistemi di sicurezza a tutte le famiglie del quartiere, e quando l'uomo di colore sparisce dopo una fugace apparizione, segno che poi ritornerà, altrimenti che ce l'hanno messo a fare? 4. Spoiler: il capofamiglia muore, rimangono moglie e figli che maneggiano armi come dei Ninja (in una scena la moglie faceva capire al marito di non essere capace di usare una pistola e alla fine del film usa un fucile    come tirapugni impugnandolo perfettamente, vabbè). Ma queste sono critiche puramente tecniche, perchè si capisce fin da subito dove il film vuole andare a parare: la questione etica/morale posta con "lo sfogo annuale". Se è vero che il fine (una nazione sana sotto tutti i punti di vista) giustifica i mezzi (lo sfogo, per l'appunto), non è altrettanto vero che 12 ore di buco della legalità siano accettate da tutti alla stessa maniera. Perché convogliando tutta la rabbia in queste 12 ore, non è detto che tale rabbia si esaurisca, anzi, è molto più probabile che aumenti per lo spirito di vendetta di chi ha perso un caro per colpa di uno che "gliela voleva far pagare" per qualsivoglia motivo. E così si genererebbe una spirale infinita di odio e violenza, insomma il film si regge su questo paradosso. Inoltre si legge chiaramente una critica alla società americana in cui chi ha i soldi sopravvive (quasi sempre) allo sfogo mentre chi non può difendersi soccombe e, anzi, risulta essere ciò che alla fine risolleva la nazione dalla crisi economica (i disoccupati, gli emarginati, quelli che campano col sussidio e quindi pesano sullo stato, sono i primi bersagli di chi si vuole sfogare), ma non regge, perchè la crisi non è dovuta a loro, ma ai paperon de paperoni che con i loro giochi sporchi hanno fatto crollare l'economia mondiale (quindi se ci fosse una legge del genere pure nella realtà, i primi bersagli sarebbero proprio loro, non i poveracci).  La cosa che mi è piaciuta di più, ala fine, è anche il punto debole del film: il ragazzo cattivo, con la faccia da schiaffi, interpretato da Rhys Wakefield, citazione clamorosa del sopra citato Alex Delarge. (tra l'altro il film è pieno di rimandi ad altri film, ad esempio "Hostage" con Bruce Willis e "Shining", in occasione della scena in cui il bambino telecomanda il suo robottino con telecamera incorporata montato su un carro armato giocattolo che riprende la scena del triciclo nel corridoio nell'overlook Hotel).  Ciò che mi è piaciuto meno è la realizzazione di un film che poteva essere una bomba, ma non si sa per quale motivo il regista ha sbagliato tutto e l'ha reso un colabrodo.